La pandemia globale portata dal virus COVID 19 ha avuto un forte impatto su diversi aspetti della nostra società, portando a un distanziamento sociale, una riduzione dell’attività fisica, un cambiamento delle abitudini alimentari e del sonno.
Questi cambiamenti hanno avuto un forte impatto su tutta la popolazione, in particolare quella più anziana, aumentando tra questi soggetti il rischio di sarcopenia e di conseguenza una riduzione della mobilità e della qualità della vita.
Molte persone, in seguito all’infezione polmonare causata dal COVID 19, sono stati ospedalizzati a lungo, riportando una serie di importanti conseguenze e comorbidità, necessarie da considerare per una riabilitazione efficace e specifica per il soggetto.
Le più comuni comorbidità riscontrate dopo l’infezione da COVID 19 sono:
Ipertensione (55%)
Ictus e malattie alle arterie coronarie (32%)
Diabete (13%)
Altre complicazioni importanti da considerare in un percorso riabilitativo sono:
Polineuropatia (46%)à associata a dolore, perdita di ROM, fatica, incontinenza, ansia e depressione
Miopatie (48%)à causata dall’esposizione a una grande quantità di corticosteroidi
I pazienti tendono a guarire dalla miopatia più velocemente rispetto alla polineuropatia.
Oltre ai danni fisici l’ospedalizzazione da COVID 19 può generare sequele cognitive e psicologiche, che sarà necessario affrontare con gli adeguati professionisti.
Considerando queste problematiche che insorgono in seguito a un’ospedalizzazione causata da COVID 19 la riabilitazione assume un ruolo fondamentale, come anche suggerito dalla WHO (Word Health Organization), che però non è attualmente in grado di fornire delle linee guida.
Tuttavia viene suggerito un programma che coinvolge diversi professionisti, come medici, infermieri, psicologi e fisioterapisti, e che mette al centro del trattamento la persona con i suoi desideri e obiettivi.
Le uniche linee guida ad oggi presenti sono quelle suggerite da alcuni professionisti provenienti da Italia e Cina, che hanno fornito delle opinioni basandosi sulle loro esperienze professionali.
È ormai noto che uno degli organi maggiormente colpiti dal COVID 19 sono i polmoni, che vengono spesso colpiti da una polmonite interstiziale che porta con sé importanti sintomi respiratori e una riduzione della saturazione. Per questo motivo uno degli aspetti più importanti per un paziente che subisce tali menomazioni è la riabilitazione respiratoria, che si concentrerà sul recupero della muscolatura inspiratoria ed espiratoria.
Le raccomandazioni pubblicate suggeriscono i seguenti trattamenti riabilitativi:
In fase acuta: evitare sforzi intensi e un allenamento della muscolatura inspiratoria ed espiratoria. Per gestire le secrezioni in eccesso viene consigliata una postura drenante e la stazione eretta
Nella fase post acuta è bene iniziare un allenamento della muscolatura inspiratoria ed espiratoria favorendo respiri lenti, espansioni toraciche e respirazione diaframmatica. Uno studio randommizzato controllato ha mostrato un miglioramento significativo della funzione respiratoria, della resistenza e della qualità di vita eseguendo 2 sessioni da 10 minuti a settimana per 6 settimane di riabilitazione respiratoria.
Accanto alla riabilitazione respiratoria dovrà essere associata una riabilitazione muscolo-scheletrica; questo perché l’allettamento porta a una significativa riduzione della massa muscolare. Basti pensare che l’1,7% del volume muscolare può essere perso dopo 2 giorni di immobilizzazione e il 5,5% dopo 7 giorni.
Per una efficace e funzionale riabilitazione muscolo scheletrica è bene che il fisioterapista parta da una accurata valutazione e anamnesi del paziente, che include:
Valutazione della quantità di movimento compiuta delle diverse articolazioni
Valutazione della forza muscolare
Valutazione dell’equilibrio, somministrando scale validate (Berg balanca scale)
Valutazione della resistenza allo sforzo e della capacità cardio polmonare (6 minute walk test)
Valutazione della disabilità (barthel index)
Una valutazione oggettiva ci permetterà poi di avere un confronto reale tra le capacità dal paziente prima e dopo il percorso riabilitativo: quindi affidarsi a scale validate è un grande aiuto per permettere ciò.
Dopo un’attenta valutazione può essere impostato un programma riabilitativo che si differenzierà a seconda del tempo trascorso dalla noxa e dalle condizioni del paziente.
Nella fase acuta: in questa fase è molto importante la mobilizzazione del paziente e il cambio frequente di postura per evitare ulteriori complicazioni come l’instaurarsi di retrazioni muscolari e di lesioni da pressione sulla cute. È inoltre importante cercare di tenere per più tempo possibile il paziente fuori dal letto, rispettando sempre le sue capacità respiratorie e cardiovascolari.
Nella fase post acuta: in questa fase avrà inizio un programma di rinforzo della muscolatura. Il programma suggerito consiste in 3 sessioni di allenamento per 6 settimane in cui si eseguono esercizi con indicazioni specifiche riguardo volume e intensità (8-12 RM (peso massimo che si riesce a sollevare 8/12 volte) per 3 serie con un intervallo 2 di minuti tra una serie e l’altra). Insieme all’incremento della forza sarà fondamentale porre enfasi anche sul ricondizionamento aerobico, suggerendo al paziente attività come il cammino o la cyclette, da eseguire per 20-30 minuti dalle 3 alle 5 volte a settimana.
Lo svolgimento del programma sopracitato ha portato a un incremento della resistenza e della forza nei pazienti che hanno subito un’ospedalizzazione da covid. Tuttavia è essenziale affiancare a un programma di rinforzo e ricondizionamento un reinserimento del paziente nella sua quotidianità domestica e nella società; sarà più semplice motivare il paziente durante il percorso riabilitativo se vengono forniti obiettivi concreti e di suo particolare interesse.
Come in tutti i programmi di riabilitazione la chiave è sempre il paziente: la creazione di un programma volto a permettergli di tornare a una vita autonoma e di inseguire le sue passioni, trovando nuove chiavi di lettura e strategie per trascorrere una vita serena.
Per fare ciò, accanto alla riabilitazione muscolo-scheletrica e respiratoria, è necessario avere un sistema di supporto composto da altre figure sanitarie come il medico, lo psicologo, il dietista, il terapista occupazionale, che possano prendersi cura del paziente al 360°.